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Il futuro che verrà: meditazione e filosofia

Essere nel mondo, senza essere del mondo. La mente proliferante e la rigenerazione dell’Umanità.

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Foto di Engin Akyurt

Lo “choc” della pandemia, amplificato dal clamore dei social (che non possono “guarirci” dalla ferita profonda dell’oggi, dalla solitudine e dallo scompaginamento collettivo) ci pone in modo radicale di fronte ad una verità: da tempo vivevamo dentro una finzione, da tempo avremmo dovuto “fermarci”, rallentare la corsa sempre più accelerata dello sfruttamento delle risorse del Pianeta, sorretti dall’idea – illusoria – di un progresso infinito. Siamo giunti ad un punto irreversibile nella distruzione di segmenti vitali dell’eco-sistema (è un “ecocidio” – ci dicono filosofi e scienziati), per cui bisognerà trasformarci, se vogliamo sopravvivere a questa crisi epocale, planetaria, navigare nella tempesta senza farci travolgere dall’onda.

Mi interrogo sulla complessità del futuro possibile con la consapevolezza che dovrà essere per forza “nuovo”, “inedito”, perché come ci insegna Carl G. Jung, “se non si procede in avanti, il passato risucchia … Se non vai avanti regredisci. Devi portare sempre avanti la fiaccola della nuova luce, in senso storico e personale.  Appena cominci a guardare indietro, con nostalgia o risentimento, ti ha riafferrato. Il passato ha un potere tremendo”.

Una fiamma, nella fiaccola della “nuova luce” di cui parla Jung, può essere la pratica filosofica intrecciata con quella meditativa.
Ci offre un’ispirazione in tal senso il “so di non sapere” socratico, che ci permette di ripartire dalla consapevolezza del “so” di non avere certezze, per costruire un cammino interiore in cui muoverci con più coraggio.
Perché in realtà “nessuno sa” e dentro questo perimetro, non farci travolgere dalla passività, dalla mera obbedienza: essere attivi protagonisti del nostro pensare e del nostro agire, riempire questo non-sapere della responsabilità delle nostre scelte (perché noi “sappiamo” che ogni atto è in realtà frutto di una scelta etica).

Il nostro pensiero, se orientato al bene comune, nutrito dalle “Virtù” del Cuore (virtù dal latino virtus-forza) può avere delle potenzialità straordinarie, soprattutto se unito alla “rete” di luce di tanti gruppi di uomini e donne di buona volontà, che in ogni parte del mondo si adoperano, attraverso quella che viene chiamata “meditazione creativa”, per ispirare una visione che nutra la pace, la sicurezza, la giustizia, la solidarietà, l’inclusione, la fratellanza…

Questa “semina” simbolica sempre più diffusa sviluppa “massa critica” facendo nascere una profonda rigenerazione della “nuova umanità” in cui la solidarietà – sperimentata come “valore” fondamentale per la salute e il bene di tutti – diventi un contagio più forte di quello del virus. Ciò che ci sta insegnando l’attuale situazione è la straordinaria potenza della cooperazione.

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Foto di rurik2de

La “Vita”, l’Esser-ci, è Relazione, solo se siamo consapevoli, se governiamo i nostri pensieri, educhiamo il nostro sentire, orientando entrambi verso obiettivi di “bene comune”, scartando i tre inquinanti della mente: avversione-attaccamento-confusione. E’ questo il grande insegnamento del Buddha che ci invita a liberarci dalla “mente proliferante” – la mente cioè perennemente invasa da pensieri spesso contraddittori, emozioni, ansie, sentimenti di sofferenza, desideri inesauribili – per attingere alla saggezza nascosta dentro ognuno di noi, lo “scrigno” prezioso da riportare alla luce.

La celebre antropologa Margaret Mead ha più volte ribadito che bisogna avere fiducia nella incisività di piccoli gruppi di cittadini i quali, se orientati allo stesso comune obiettivo del ben-essere dell’umanità, possono cambiare il mondo; le nostre “cellule immaginative”, se interconnesse, possono compiere il miracolo della metamorfosi.
D’altronde, i reperti archeologici testimoniano che fu proprio la “cura”, all’alba della umanità, a determinare il passaggio dall’animale all’antropos, alla “seconda natura”, quando cioè qualcuno curò un femore rotto del suo simile, anziché lasciarlo  morire sul greto del fiume. Risvegliare la sollecitudine, l’accudimento, l’attenzione e l’ascolto, la priorità della persona è un compito che ci riguarda tutti.

Se vogliamo progredire, non dobbiamo ripetere la storia, ma farne una nuova”.

Gandhi

M. Recalcati sottolinea come la condizione in cui abbiamo vissuto questi mesi, costringendoci all’isolamento, ci abbia riportato al contatto con noi stessi e alla riflessione di che cosa sia “libertà” visto che siamo stati privati di diritti fondamentali che sono alla base delle nostre Costituzioni. Il cosiddetto isolamento e distanziamento sociale mettono a fuoco una dimensione radicale della fratellanza, una libertà più ampia e più alta che è socialità, solidarietà civile, comunitaria.

Anche il culto dell’Ego – ribadisce Recalcati – subisce un crollo: l’individuo come principale referente dei diritti inalienabili, deve sacrificare “se stesso”, la sua libertà di movimento, per una causa più nobile: nessuno si salva da solo, abbiamo bisogno gli uni degli altri.

Vorrei, per concludere, fare riferimento ad una celebre affermazione del Buddha (fatta propria dalla meditazione zen) che sintetizza bene, credo, il “senso” del “raccoglimento” in sé. So bene che per parlare di meditazioni (al plurale) bisognerebbe scrivere molto di più. Tuttavia c’è un comune denominatore che chiarisce lo scopo principale di ogni meditazione: “Essere nel mondo, senza essere del mondo”.

Esser-ci, perché se non sei persona “con” e “tra” le persone, non vivi; non essere “del” mondo significa non farsi trascinare da tutto ciò che il mondo, come velo di Maia, ci propone, e che ci fa essere schiavi delle passioni negative, degli attaccamenti, delle false illusioni, del giudizio altrui, del conformismo…

La meditazione ci permette quel salutare “distacco” che ci regala la “centratura” di noi stessi, l’osservare le cose tutte da un punto di vista “altro”, che coincide con un ritrovato “spazio” di quiete interiore.
Il Bodhisattva nell’esperienza zen è colui che, animato dall’ideale di perseguire l’“illuminazione” di se e degli altri, non appartiene al mondo, ma lavora per il “risveglio” nella società umana e attraverso essa….

Cecilia Lanza


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